Il vaccino russo Sputnik, che hanno sviluppato gli scienziati dell’Istituto di ricerca Gamaleya di Mosca e che ha annunciato Putin l’11 agosto, è nato grazie ai macchinari di un’azienda italiana. Si tratta della Packaging Valley Emiliana, una realtà facente parte della Marchesini Group. Quest’ultima è una società con un fatturato di oltre 400 milioni. La sede principale è a Pianoro nel bolognese, ma esistono diverse filiali sparse in tutto il mondo.
La collaborazione tra Marchesini e la Biocad, azienda produttrice dello Sputnik
Tutto ha avuto inizio a maggio 2019. L’azienda italiana Marchesini Group ha consegnato macchinari per l’infialamento all’azienda di biotecnologie russa, la Biocad di San Pietroburgo. Oggi, questa grande realtà, si occupa della produzione del vaccino Sputnik V, seguendo un impressionante ritmo di 200 flaconi al minuto.
Differentemente rispetto agli altri sieri anti-Covid, non bisogna distribuire quello russo in siringhe monouso, ma va collocato in flaconi di vetro. L’azienda bolognese, che vanta un 85% del suo fatturato derivante dalle esportazioni, ha procurato alla Biocad l’intera linea di confezionamento.
Un grande traguardo per questa realtà che dal 1974 è leader nella fornitura di linee complete e macchinari per il packaging per le imprese dei settori farmaceutico e cosmetico. Questa operazione è risultata possibile grazie all’impegno e al lavoro a pieno regime di un’organizzazione solida e strutturata, che conta 1200 dipendenti, 14 divisioni produttive, 7 imprese acquisite e azienda partner.
Ancora una volta, Marchesini Group ha saputo coniugare con impegno e passione l’imprenditorialità Made in Italy con la sua vocazione internazionale.
Come si compongono i flaconi contenenti il vaccino russo
Marchesini Group, come detto prima, occupandosi soprattutto della produzione di macchinari farmaceutici, ha contribuito alla realizzazione del vaccino Sputnik fornendo la linea completa di confezionamento.
Questa si compone di:
- un tunnel per la sterilizzazione e la depirogenazione dei flaconi;
- una macchina dedicata al lavaggio dei flaconi con l’acqua distillata;
- una riempitrice che svolge anche la funzione di applicazione del tappino di gomma;
- una ghieratrice che chiude i flaconi mediante una capsula in alluminio.
A livello organizzativo, chiaramente la produzione deve essere estremamente meticolosa in ogni fase. Per questo motivo, i macchinari a disposizione controllano il contenuto di ogni singolo flacone.
Questo avviene grazie a una riempitrice funzionante attraverso un sistema “in-process control” che permette un dosaggio preciso e impeccabile. In altre parole, per ogni flaconcino viene controllato il peso sia prima del riempimento, che quando è completamente pieno.
Interviene poi una sperlatrice, che ispeziona accuratamente la qualità del liquido contenuto all’interno di ogni flaconcino. Ciascuno di questi viene poi etichettato, per essere riconoscibile e confezionato dalle astucciatrici.
Le incartonatrici preparano poi le confezioni e le collocano le scatole su dei pallet da spedire ai vari distributori.