Che la pandemia scatenata dal Sars-CoV-2 abbia avuto un impatto sul settore farmaceutico è innegabile. La velocissima diffusione del virus, e la necessità di trovare e distribuire un vaccino nel minor tempo possibile, ha portato l’intera industria farmaceutica – e l’indotto del packaging farmaceutico – a rivedere procedure e processi.
Il settore dell’imballaggio dei medicinali, in particolare, ha dovuto ripensare e riprogettare l’intera infrastruttura e la gestione dei flussi per riuscire a sostenere il ritmo impresso dalla filiera produttiva. Un settore, quello degli imballaggi, nel quale le imprese italiane hanno giocato un ruolo di primo piano. Molte aziende del nostro Paese, forti di un expertise ultradecennale, sono state impegnate direttamente tanto nella produzione dei flaconcini e di fiale per il vaccino anti-Covid.
Superata (anche se non completamente) la fase di emergenza, il settore del packaging farmaceutico si sta riassestando per far fronte a un mercato che ha ormai connotati completamente differenti rispetto a quelli di appena 2 anni fa.
Gli imballaggi farmaceutici nel post-Covid
Come spiega Konstantin Gerbold, Product Manager del colosso tedesco Uhlmann, il Covid-19 ha dato un’ulteriore accelerata a un processo che era già in piedi da diverso tempo. Il settore dell’imballaggio farmaceutico si stava già preparando ad affrontare una lunga serie di cambiamenti, ma la crisi sanitaria (ed economica) scatenata dal Sars-CoV-2 ha spinto l’intero settore (a livello mondiale) a mettere da parte ogni possibile remora.
Oggi l’industria del packaging, spiega il dirigente tedesco, deve esser pronta a dare risposte a sollecitazioni esterne se possibili ancora più veloci. Possono esserci, si legge nell’intervista rilasciata da Gerbold, grandi fluttuazioni in termini di domanda in un lasso di tempo estremamente breve; oppure nuovi prodotti con requisiti e prescrizioni mai viste prima.
Allo stesso tempo, anche i rapporti tra le varie parti in campo hanno subito grandi cambiamenti. Se fino a non molto tempo fa erano necessari anche anni di incontri e trattative prima che due aziende arrivassero a sottoscrivere un accordo, oggi i processi di decision making sono molto più rapidi e “spiccioli”. Insomma, la pandemia ha cambiato completamente lo scenario, tanto per le aziende produttrici di farmaci quanto per chi si occupa di packaging.
Flessibilità e dinamicità: il “new normal” del packaging farmaceutico
Per dare risposte efficaci a queste nuove sollecitazioni, il settore del packaging ha adottato nuove metodologie produttive. L’aspetto più importante, sottolinea Konstantin Gerbold, è la flessibilità del processo: mediamente, ordinativi e carichi sono più piccoli rispetto a quanto accadeva fino a due anni fa. Questo implica una differente organizzazione all’interno della linea di imballaggio: le aziende devono quindi esser pronte a continui cambiamenti di prodotti e, di conseguenza, a sanificazioni, pulizie e riorganizzazioni su base continua.
Il settore, dunque, è dinamico come non lo era mai stato prima d’ora: è fondamentale, pertanto, che i macchinari per l’imballaggio siano continuamente manutenuti, in modo da reggere ritmi produttivi più elevati che in passato.