Industria 4.0: la quarta rivoluzione industriale, o così la chiamano tutti. L’Internet delle cose. Ci sono tanti modi di dare una definizione a questo movimento industriale che, tra gli altri, si fa chiamare “internet of things”. Ogni mese che passa assistiamo a cambiamenti milionari e nuovi piani governativi con la regia dell’UE. Certo, se ne fa un gran parlare, e tutti la invocano a gran voce. Ma quando parliamo dell’industria 4.0, di che cosa parliamo esattamente?
Che cosa significa?
E ancora, fatto ben più importante per gli imprenditori: in che modo questa rivoluzione industriale si applica alla realtà produttiva quotidiana, giustificando nuove fiscalità e strategie sinergiche, pensate per dare una spinta definitiva alla digitalizzazione della manifattura e del concetto di vendita.
Abbiamo in mano un settore di mercato semplicemente immenso. Pensiamo che, secondo una ricerca di Markets&Markets nemmeno troppo aggiornata, si stima un valore complessivo di 152,21 miliardi di dollari entro il 2022, con un tasso di crescita annuo composto del 14,72%, E l’Italia non fa eccezione in questo, lasciandosi trascinare dall’immensità di un segmento in crescita così esponenziale.
Torniamo ai fatti pratici. Industria 4.0 è un neologismo che intende un metodo di produzione e gestione aziendale innovativo. Stando alla definizione del MISE, l’industria 4.0 è caratterizzata da una sinergia tra elementi fisici e digitali analisi complesse che passano dal big data fino agli adattamenti real time. Insomma: macchinari connessi al web, analisi di tutte le preziose informazioni che si possono estrarre dalla ricerca su internet e una possibilità di gestire il ciclo produttivo in maniera smart. Sembrano parole grosse, ma le tecnologie che ti permettono di migliorare così tanto il ciclo produttivo sono poche e preziose. Pensiamo ad esempio alle stampanti 3D, o ai robot programmati per determinate funzioni, dalle risponderie automatiche alla gestione di macchinari aziendali. Da qui si passa alla gestione di dati in cloud e all’analisi di rilevamento delle debolezze e dei punti di forza della produzione, il tutto in ottica 4.0.
La prima volta che questa parola ha fatto capolino nel settore è stata all’Hannover Messe, una fiera sulle tecnologie industriali. Da lì, molti gruppi di lavoro hanno deciso di adottare questo termine per rivolgersi a tutti quei particolari fenomeni che caratterizzano l’introduzione dei suoi principi dell’azienda. E l’industrie 4.0 (scritto così in tedesco) è divenuto un baluardo dell’impresa alla tedesca, il Paese più all’avanguardia in assoluto in tale processo, dove industrie, poli universitari e startup lavorano ogni giorno per creare innovazione.
E in Italia quanto si investirà?
L’Europa ha dato il via a una serie di progetti governativi per trasferire la industrie 4.0 al tessuto industriale di tutti i Paesi membri, con obiettivi piuttosto simili. Ecco perché la chiamano come abbiamo detto in Germania, ma in Francia sentirete parlare di “Industrie du Futur”, e nei Paesi Bassi della “Smart Industry”. Nel Regno Unito siamo alla “High Value Manufacturing”.
Com’è la situazione Industria 4.0 in Italia?
Il governo italiano, nel 2016, ha inserito nella Legge di Bilancio 2017 un piano per l’industria 4.0 con mobilitazione di oltre 10 miliardi per ricerca e sviluppo, consentendo senza grossi intoppi una quarta rivoluzione industriale. Nel 2020 la Nuova Sabatini ha rifinanziato i progetti, riapplicando le regole precedenti. In questa rivoluzione si mira a potenziare il sostegno delle imprese del sud, con raddoppio del contributo statale. Vi è inoltre una ulteriore quota del 25% dei nuovi finanziamenti, la quale sarà destinata all’acquisto di macchinari aziendali a impatto ambientale basso. Senza contare il super-ammortamento e l’iperammortamento, che diventeranno crediti d’imposta dal 6% al 40%.